Ora tu dimmi come può sperare un uomo che ha in mano tutto, ma non ha il perdono!

Claudio Chieffo -La ballata del potere -

Conversando sui libri -Barone Rampante,Italo Calvino -

A me non piaceva Italo Calvino. Così,non perchè avessi letto qualcosa. Sapete,è come quando uno si forma pregiudizi che hanno la capacità di esistere solo in quanto pregiudizi.
Non perchè siano fondati,o che altro. No. A me non piaceva Calvino perchè non mi attraeva,ma non ne so dare una spiegazione.

Ma poi,l'incontro con I Nostri Antenati. Dunque. Apro il Visconte Dimezzato,lo leggo. E incomincio a capire qualcosa. Mi mangio le mani per quanto sono stato stupido,che cavolo chi mi ha trattenuto dal leggerlo prima. Poi mi butto sul Barone Rampante e trovo,man mano che vado avanti nella lettura,che ci sia qualcosa di affascinante nella fuga sugli alberi.

Inizialmente pensavo che come metafora non fosse granchè. Lo scappare da un'altra parte,lo straniarsi non credevo che fossere un gran messaggio. Ma poi si scopre che non è una fuga quella di Cosimo di Rondò . No,la sua è una presa di posizione e il vero motivo di tutto ci apparirà chiaro nel momento in cui Biagio,la voce narrante,il fratello di quest'uomo che vive sugli alberi,ci racconta di un suo incontro con Voltaire.

E' qui il centro del libro. Non altrove. Perchè Biagio spiega come la pensa sua fratello,a vivere sugli alberi. Gli dice che "chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria".

Che risposta inusuale. Il centro del libro. Forse che per guardare le cose di laggiù è necessario uno sguardo distaccato? Forse che non è qui la risposta? O forse che la verità,di qualsiasi cosa si tratti,deve essere trattata da lontano,in modo che possa essere veramente compresa?

Forse questo Barone di rondò aveva capito tutto. La sua non è dunque una fuga,non è un viaggio per il non ritorno,è comprensione delle cose terrene. Che non si risolvono guardandoci in faccia,ma facendo qualcosa di reale.

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